Archivi categoria: Enti Locali

FISCO, LOCAL TAX COPRIRÀ CIRCA 65% ENTRATE TRIBUTARIE DEI COMUNI

Secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della CGIA, dal 2016 la Local tax – che sostituirà l’Imu e la Tasi – assorbirà il 65% circa delle entrate tributarie comunali. Tra le grandi città italiane l’incidenza dovrebbe attestarsi al 69% a Milano, al 66% a Roma, al 57% a Bologna e al 52% a Firenze, Genova e Torino. Abbondantemente al di sotto della media nazionale i risultati emersi a Perugia (47%), a Palermo (45%), a Reggio Calabria (38%) a Venezia (36%) e a Napoli (33%). Nel calcolare queste incidenze non si è considerato il gettito dell’addizionale comunale Irpef che dovrebbe confluire nelle casse statali in cambio del gettito Imu degli immobili di categoria D (tassati ad aliquota base del 7,6 per mille). Imposta, quest’ultima, attualmente incassata dall’Erario. Non stupisca il fatto che in alcune città emergono percentuali ben inferiori al dato medio nazionale. Continua a leggere »

Il Patto blocca i fondi alle aree svantaggiate del Nord

Il Patto di stabilità interno rischia di bloccare l’utilizzo dei fondi statali (oltre 57 milioni di euro in totale) destinati ai comuni confinanti con le regioni a statuto speciale.

Oltre al danno, la beffa, è il caso di dire.

Il danno nasce dalla geografia, oltre che dalla storia, che hanno collocato i municipi in questione, perlopiù montani, a ridosso del confine con una regione speciale.

Tale vicinanza ha reso evidenti le forti sperequazioni finanziarie rispetto ai comuni contermini beneficiati dall’autonomia differenziata, esacerbando gli effetti derivanti da una condizione di marginalità strutturale. Negli anni passati, diverse amministrazioni hanno addirittura avviato l’iter per cambiare regione, ma senza riuscire a completarlo, malgrado la schiacciante maggioranza di consensi espressi dalle rispettive popolazioni nei referendum svolti a livello locale. Continua a leggere

Province, il Tar decidera’ sul riordino prima delle elezioni

Il tar del Lazio deciderà sulla costituzionalità delle norme di riordino delle province prima delle elezioni politiche. La decisione è stata presa oggi in seguito ad un ricorso della provincia di Avellino. Chiamato per la prima volta a pronunciarsi sul decreto legge di riordino delle province, il Tar si e’ riservato la decisione dopo la conversione in legge del decreto stesso. Su richiesta del legale della provincia di Avellino, Giancarlo Viglione, che ha proposto il ricorso, il Tar, tuttavia, ha assicurato che si pronuncera’ prima della data delle elezioni politiche, valutando eventuali profili di incostituzionalita’ della legge di riordino per affidarne l’esame alla Corte Costituzionale. Continua a leggere

Province, i presidenti insorgono

Zaia, Rossi, Cota, Spacca, Formigoni: a ognuno la sua polemica dopo l’ok al decreto per l’accorpamento degli enti provinciali 

Sul riordino delle Province sono intervenuti anche i presidenti Zaia, Rossi, Cota, Spacca e Formigoni. "E’ accaduto quello che avevamo ripetutamente annunciato – dichiara il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca – Il Governo ha dato seguito al suo precedente decreto. Nelle Marche ci saranno tre Province come era stato anticipato. Ora il voto del Consiglio regionale appare nel suo reale significato: l’onore delle armi concesso alla storica Provincia risorgimentale di Macerata. Si conferma anche che certi toni decisamente sopra le righe ed estremamente astiosi che hanno caratterizzato le dichiarazioni di molti esponenti politici soprattutto dell’area fermana, apparivano fuori luogo e assolutamente ingiustificati. Il Governo nazionale e’ sempre rimasto sordo a qualsiasi indicazione che non avesse avuto corrispondenza con il decreto iniziale che gia’ prevedeva per le Marche tre Province”. Continua a leggere

Con il decreto del Governo le Province scendono a 51

Dal 2014 addio a 35 enti – Via le giunte già dal 2013 CITTÀ METROPOLITANE Firenze apre le porte non solo a Prato ma anche a Pistoia, conferma per Milano che acquista Monza-Brianza Venezia resta da sola

Il Governo affonda il bisturi nella carne delle Province un centimetro più in basso del previsto. E si avvia a cancellarne 35 anziché 34 come anticipato ieri su questo giornale. Per effetto del decreto approvato durante la sessione mattutina del Consiglio dei ministri, dal 2014, gli enti di area vasta delle Regioni ordinarie passeranno da 86 a 51, incluse le 10 città metropolitane. Ma un antipasto del taglio si avrà già dal 1 gennaio 2013 quando decadranno tutte le giunte locali. Continua a leggere

Province, 56.000 posti a rischio

Il decreto legge del governo è chiaro: si terrà conto dell’effettivo fabbisogno. Esuberi in vista

A rischio 56.000 dipendenti provinciali. Contrariamente a quanto ha sempre asserito il governo, il «riordino» delle province non garantisce affatto il mantenimento delle posizioni lavorative dei lavoratori impiegati nelle province, per i quali, al contrario, si avvia un percorso incertissimo, sia sulla destinazione lavorativa, sia sulla stessa possibilità di proseguire il rapporto di lavoro.Tutte le province istituite ex novo, per effetto degli accorpamenti, dovranno gestire il passaggio diretto dei dipendenti.Il decreto legge disciplina questa fase delicatissima in modo a dir poco confuso. Infatti, prevede che il passaggio avvenga nel rispetto della disciplina prevista dall’articolo 31 del dlgs 165/2001. Continua a leggere

Nuove province, vecchie indennità

Nuove province, vecchie indennità. I nuovi enti che sopravviveranno alla cura dimagrante del governo saranno pure molti di meno di quelli attuali, faranno a meno delle giunte e dunque non avranno assessori da pagare, ma guai a toccare le indennità dei presidenti e i gettoni dei consiglieri. E dire che un’idea in tal senso il governo Monti l’aveva avuta, visto che in una prima bozza dello schema di decreto legge portato ieri sul tavolo del consiglio dei ministri (ma non esaminato) era comparsa una disposizione che sicuramente avrebbe fatto discutere perché trasformava le cariche di consigliere provinciale e presidente di provincia in incarichi «esclusivamente» onorifici che non avrebbero comportato il pagamento di indennità di funzione, gettoni di presenza e «alcuna forma di remunerazione» a meno che il diretto interessato non fosse già sindaco o consigliere comunale. Lo stesso trattamento sarebbe poi stato riservato ai componenti degli organi di governo delle città metropolitane. Continua a leggere