Luisiana, il Fisco superato dai danni della marea nera

Le prime stime elaborate dagli analisti della Casa bianca fissano in 12 mld di dollari il danno prodotto dalla fuoruscita di petrolio
Cinquemila barili di petrolio si riversano, oramai da giorni, sulle coste della Luisiana. Il risultato è un danno di circa 2,5miliardi di dollari che interesserà il settore che vede impegnati decine di miglia di operatori, e di piccole aziende, nel settore della pesca. Sul versante dell’ambiente, invece, le risorse da stanziare per cancellare, almeno in parte, i danni determinati dalla marea nera, comporteranno l’esborso, secondo gli esperti della stessa Casa Bianca inviati da Obama, di oltre 12 miliardi di dollari. A conti fatti, la Luisiana è già in profondo rosso. In sintesi, il gettito complessivo delle entrate fiscali garantito dai contribuenti ogni anno alle casse dello Stato è inferiore ai 12 miliardi ora necessari, peraltro asticella che non ha mai raggiunto in passato. Nel 2009, per esempio, le entrate tributarie si sono arrestate a 10 miliardi di dollari. Quindi, come potrà lo Stato evitare l’estendersi della catastrofe? Semplice, bussando a Washington in nome del federalismo e del suo bilanciamento automatico in caso di catastrofi che oltrepassano l’interesse del singolo Stato fino a ricomprendere quello dell’intera Federazione. Come in questo caso.

 
La Luisiana conta i soldi in cassa – Comunque, in attesa che il federalismo si materializzi, la Luisiana ha iniziato a passare in rassegna le risorse disponibili, all’incirca 10 miliardi di dollari. Un tesoretto che, fin da ora, potrà essere messo a disposizione delle iniziative e dei programmi emergenziali. E dallo studio il dato che emerge è che ogni anno i lavoratori che risiedono in Luisiana oltre a versare imposte e tasse al fisco federale provvedono, con lentezza ma provvedono, a versare in media 2.222 dollari nelle casse dello Stato. Un ammontare che pone la Luisiana, tenendo conto della pressione fiscale statale, al 29° posto della graduatoria che vede rappresentati tutti gli Stati. Insomma, le aliquote sono piuttosto modeste.
 
In pole i contribuenti individuali – Comunque, la quota maggiore del gettito fiscale annuale, pari al 30%, circa 3 miliardi di dollari, è originata dal versamento dell’imposta sui redditi delle persone fisiche cui provvedono i contribuenti individuali a partire dall’aliquota più bassa del 2% fino a raggiungere il tetto massimo del 6% per chi dichiara guadagni che superano i 50mila dollari l’anno. Nel dettaglio, per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano scatta automatica l’esenzione sui primi 9mila dollari di reddito che, in caso d’un single, si riduce a 4.500 dollari di tax freedom area.
 

E le imprese? – Le aziende non sono il punto forte delle entrate tributarie dello Stato. Per tradizione, non per un evento recente. Infatti, nonostante le aliquote salgano dal 2% fino ad un massimo dell’8%, ma soltanto per le società con profitti che oltrepassano i 200mila dollari l’anno, il gettito della relativa imposta è fermo da anni a meno di 1 miliardo di dollari. Certificazione chiara, secondo gli analisti della Casa Bianca, che la Luisiana non brilla per essere il cuore o parte del cuore industrializzato e globale degli States. Osservazione questa che solleva dubbi sulla capacità futura dello Stato di poter recuperare e cancellare i danni inflitti dalla marea nera che continua a lambirne le coste riducendo il potenziale naturale dell’intera area.

Fonte : IlFiscoOggi

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